lunedì 17 ottobre 2016

The Eagle Huntress travolge la Festa del Cinema di Roma #RomaFF11!

di Mina Jane

Un’opera che travolge in modo del tutto inaspettato, The eagle huntress è lo straordinario esordio alla regia di Otto Bell che all’anteprima alla Festa del Cinema di Roma riceve lunghi minuti di meritatissimi applausi. 

Può un documentario emozionare, commuovere, coinvolgere e far sorridere e tutto allo stesso tempo? La scommessa portata avanti da Otto Bell con The eagle huntress ci riesce. In un festival del cinema può capitare di guardare con una punta di scettico sarcasmo ad alcune opere che si annunciano come l’ennesimo, indigeribile capolavoro per amanti del genere.
Un documentario su una ragazzina mongola addestratrice di aquile pareva proprio candidato ad essere una delle proiezioni in programma più noiose da sorbire; e invece no.
The eagle hutress forse non può dire di essere un documentario nel senso più puro del termine, perché, sebbene gli interpreti siano i reali protagonisti della storia stessa, si tratta di un’opera che si avvicina molto di più ad un film che ad un documento filmato. Tuttavia Otto Bell ha avuto la fortuna e l’abilità di essere l’uomo giusto, nel posto giusto al momento giusto. Questo regista esordiente riesce a coniugare insieme in modo straordinario ogni elemento del genere documentaristico: una fotografia che incanta con panorami suggestivi e ritratti altamente espressivi; musiche emozionanti che stregano; e persino dialoghi – nell’originale dialetto mongolo – che, pur nella loro semplicità, riescono ad essere a volte toccanti e a volte divertenti.
La storia vera di Aishoplan sorprende per la sua intensità e trascina con disarmante facilità in un mondo del tutto nuovo eppure così ben raccontato che sembra quasi di poterlo toccare. Questa tredicenne nomade musulmana mongola, protagonista della sua stessa storia, dimostra non solo di avere tutte le doti per poter realizzare il suo sogno di diventare la prima cacciatrice con l’aquila donna, ma di possedere anche stupefacenti doti espressive che il regista ha saputo cogliere e valorizzare con grande sensibilità artistica.
The eagle huntress è stato realizzato sullo sfondo delle montagne Altai nel nord-est della Mongolia. Questo mondo lontano, che rappresenta la parte più remota e meno popolata del pianeta, custodisce e porta avanti ancora antiche e solide tradizioni esemplari e di grande fascino, ma anche molto vincolanti. Aishoplan è cresciuta in questo mondo che ama ma al tempo stesso sa di dover cambiare per dimostrare che anche una donna può avere le qualità sufficienti per diventare un’ottima cacciatrice con l’aquila.

"La principessa e l’aquila", che nella versione in lingua originale si avvale di Daisy Ridley (Star wars - Il ritorno della forza) come voce narrante,  ha già stregato il Sundance Film Festival e ha attirato l’attenzione della 20th Century Fox Animation, che ne produrrà una versione animata diretta da Chris Wedge (L’era glaciale, Robots)"

Nessun commento:

Posta un commento