giovedì 13 ottobre 2016

UN MOSTRO DALLE MILLE TESTE di RODRIGO PLA'. Intervista al regista e alla sceneggiatrice LAURA SANTULLO

"Un animale che soffre non piange, morde"
di Alex M. Salgado

Grande attesa per l'uscita il 3 novembre 2016 nelle sale italiane del nuovo film di Rodrigo Plà "UN MOSTRO DALLE MILLE TESTE". 

Con il suo quarto lavoro, Un mostro dalle mille teste¸ il cineasta si conferma autore di grande talento, grazie a un film che mette in scena con rimarchevole asciuttezza narrativa una sorta di parabola sociale, il cui obiettivo è la denuncia dell'inefficienza, la burocrazia e la corruzione di una società che guarda solo al profitto. In soli 75 minuti, i protagonisti di un comune caso di malasanità diventano gli eroi negativi di una paradossale vicenda di cronaca nera, che si colora di tragedia. Il ricorso alle convenzioni del thrilling si piegano all'esigenza di denunciare il mostro dalle mille teste che minaccia la vita dei cittadini comuni. Nell'impossibilità di difendere altrimenti i propri diritti di fronte all'irresponsabilità morale di chi detiene il potere di controllo, all'individuo non resta che reagire in maniera distorta e autolesionista…

Intervista a RODRIGO PLÀ E la scenneggiatrice LAURA SANTULLO
Un mostro dalle mille teste segna il ritorno ad un film più vicino al genere‐driven, come il suo primo film (La Zona), ma mantiene ancora il forte sottotono sociale della sua filmografia. Perché ha deciso di raccontare la storia in questi termini?

Rodrigo Plà
R.P. In generale, credo che Un mostro possa essere considerato un thriller e, in tal caso, il nostro ritorno a questo genere è stato più casuale che intenzionale. Durante il processo di scrittura, non decidiamo generalmente di produrre una sceneggiaturaper un genere specifico. Non stabiliamo quali regole, confacenti a quel genere, andremo a rispettare. In realtà non ne parliamo. Il processo ha molto più a che fare con la storia che deve essere raccontata, con ciò che accade e a chi accade. Forse è proprio questo il motivo per cui il film ruota essenzialmente attorno alle emozioni dei personaggi, anziché concentrarsi su unʹesplosione di azioni. È vero, cʹè una truffa, una pistola e dei poliziotti, ma quando stiamo scrivendo, in ripresa o regia, cerchiamo di porre lʹaccento sulle esperienze dei personaggi.

Da cosa nasce la storia?
L.S. È difficile individuare il momento esatto in cui ci nasce unʹidea. Di solito, quando creiamo una storia, questa non è altro che la somma di tante cose: sentimenti, libri, film, conversazioni, ecc. Qualcosa comincia a prendere forma. Nel caso di Un mostro, anche se abbiamo, sin da subito, avuto l’intenzione di fare un film, l’ho scritto inizialmente come se fosse un romanzo. Fondamentalmente questoè accaduto perché, anche se avevo ben chiara in mente quale fosse la trama, mi  sfuggivano le motivazioni dei personaggi e la struttura. Mettere su carta, utilizzando la forma narrativa, mi ha aiutato a organizzare e strutturare quel mondo. Il tema è legato alle preoccupazioni e alle situazioni con cui tutti noi, in qualità di cittadini, abbiamo a che fare. Se dovessi citare un catalizzatore, mi verrebbe in mente il documentario canadese The Corporation, che tratta la storia di un’associazione di mostri, chiaramente non disciplinati da un codice etico e riguarda la mancanza di moralità. Non è stata una cosa immediata, ma lʹidea pian piano nasceva e, nel tempo, ho iniziato la caccia al mio mostro. 

La narrazione è piuttosto frammentata e permette di dare uno sguardo alle storie che fanno da contorno alla trama centrale. Quali erano le vostre intenzioni a riguardo?
R.P. e L.S. Raccontando la storia da molteplici punti di vista, puntavamo ad aggiungere livelli di complessità sempre più alta al conflitto centrale. Abbiamo avuto la sensazione che se ci fossimo avvicinati solo attraverso gli occhi della protagonista, il film avrebbe semplicemente affermato un parere e avremmo chiuso la porta alla possibilità di un conflitto etico, mentre la molteplicità di punti di vista ci allontana un po’ dalle vicissitudini e dalle emozioni di Sonia Bonet, offrendo più variabili quando si tratta di interpretare le sue azioni. Inoltre, ci piace pensare che ciò che siamo, che ognuno di noi è, è relativo al modo in cui gli altri ci vedono. Gli altri ci definiscono, persino, come soggetti. Ecco dove abbiamo preso lʹidea di giocare con degli specchi che, allo stesso momento, riflettono e deformano la nostra visione della protagonista da punti di vista soggettivi. Questo lascia spazio allʹempatia, ma anche alla paura e al rifiuto, a seconda dellʹesperienza di ogni personaggio che incrocia il percorso di questa donna nella sua ricerca frenetica.


Grazie a Studio Morabito per il materiale stampa. www.studiomorabito.it
Il film sarà distribuito nelle sale cinematografiche italiane da CINECLUB INTERNAZIONALE DISTRIBUZIONE a partire dal 3 novembre.

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