giovedì 27 ottobre 2016

Mario Balsamo racconta "Mia madre fa l'attrice" per Light Up Magazine

di Mina Jane

In occasione dell'evento di questa sera all'APOLLO11 di Roma abbiamo incontrato Mario Balsamo regista del film "Mia madre fa l'attrice"


Spiritoso, dolce, ironico e poetico, Mia madre fa l’attrice è un film che racconta un pezzettino di cinema nel modo più personale e divertente possibile. La storia di un film, un piccolo classico del cinema italiano, rivisitata attraverso gli occhi di una donna, attrice per caso e madre per professione. Al tempo stesso la storia di una passione, quella per il cinema, raccontata da un regista in modo intimo e divertente. Come è nata l’idea di questo film?
E' nata da una rocambolesca caccia al film, appunto: "La barriera della legge" di Piero Costa, con Rossano Brazzi, Lea Padovani, Jacques Sernas, Maria Frau e... mia madre: Silvana Stefanini. L'ho cercato a metà degli Anni '90 per regalarlo a mia madre e farglielo guardare per la prima volta dato che, bizzarria delle bizzarrie, lei non aveva mai visto! E aveva addotto, a spiegazione, sempre motivazioni diverse nel corso degli anni di questo rifiuto, esercitato sul film dove aveva il suo ruolo più importante. Ora, non è che dalla mia volontà di regalarglielo non trasparisse una sottile malvagità: far vedere ad una donna di quasi settant'anni (allora) quant'era bella a 23...! La difficoltà di trovare quel film, che alla fine mi fu recapitato nientemeno che dagli Stati Uniti, mi suggerì di farne un documentario. Ci sono voluti vent'anni però! Per affrontare emotivamente e psicologicamente una donna come Silvana. E quindi per vent'anni quel vhs è rimasto in un cassetto... Avrà deciso poi lei di vederlo nel film? Andare a vedere per sapere!
 

Una delle cose che maggiormente colpisce del suo film è l’allegra spontaneità con cui sembra essere stato realizzato. In che modo è riuscito a raggiungere un risultato così naturale e divertente senza mai scadere nel patetico? 
Mia madre mi ha sempre detto, fin dal mio primo documentario: "Ma si ride in questo tuo film?" e io, con la coda tra le gambe, dovevo ammettere di no. Questa volta non potevo perdere la sfida! Mi sono quindi munito di un supporto: mettere lei nella pellicola. Silvana è sempre stata molto ironica e graffiante ed ha attribuito questa sua indiscutibile dote alla permanenza, per una decina d'anni, a Firenze (malgrado lei sia di nascita umbra). Lo 'spiritaccio' toscano è una cosa di cui si è sempre vantata e, a questo punto, devo pensare che sia passato, geneticamente, anche a me.
 

Mia madre fa l’attrice esplora un’esperienza del passato e ne crea una nuova nel presente. Come è stato ripercorrere insieme a sua madre un capitolo così singolare della sua vita e cosa è cambiato nel vostro rapporto di madre-figlio?
E' stato come andare alle radici della passione per il cinema, godere di nuovo di quella prima volta in una sala grande e buia ma dove ci sono tutti gli scenari del mondo, dove ogni cosa è possibile. E la passione cinematografica è quella che accomuna profondamente me e mia madre. Le nostre sono vite dalle 'modalità' cinematografiche. Questo film ci ha permesso di ritrovare il dialogo e di capire (come affermava saggiamente mio padre) che lei ed io siamo identici! O giù di lì...

Quali sono i film che ha amato maggiormente? Quali hanno lasciato un segno nella sua vita?
Di sicuro il Free Cinema inglese. Non posso dimenticare, tra gli altri, "Morgan matto da legare" (traduzione pessima, come al solito) di Karel Reisz. Ma ne ho amati anche molti altri: "L'australiano" di Jerzy Skolimowski o, per andare nel passato prossimo, "Se mi lasci ti cancello" (altra traduzione pessima) di Michel Gondry, per citare film forse un po' meno noti. I classici del neorealismo e i film di Federico Fellini non possono non essere detti. Come Ferreri, Antonioni, De Seta... Insomma, molti! Invece con mia madre sui gusti non abbiamo mai avuto consonanze: lei adorava Via col vento, io allora no, mentre ora lo apprezzo. Ah sì, Hitchcock ci ha sempre trovati d'accordo!
 

In Mia madre fa l'attrice il confine tra realtà e finzione si fa sottile e quasi fluido con assoluta semplicità. Secondo lei quanto e in che modo il cinema influenza il modo di percepire e vedere la realtà? 
Il cinema ingaggia un ballo con le realtà, le guida e si lascia guidare; le lusinga e le schiaffeggia; ne viene soggiogato o le doma con aspra tenerezza; ne acuisce la comprensione e, allo stesso tempo, ne conserva e approfondisce il mistero. Credo fermamente che tale ballo venga particolarmente bene al Cinema del reale (basta con la parola asfittica: "documentari”!), dove ‘reale’ ha ormai assunto significato di: diversi, ricchi piani di realtà, inclusi quelli che hanno un’identità finzionale e quelli creati dallo ‘spazio filmico’.

Il film dopo la serata evento di questa sera rimarrà in programmazione all'Apollo11 anche nel weekend

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