“Con Il bambino di Vetro ho
imparato un’importante lezione”: il regista Federico Cruciani racconta
di Mina Jane
di Mina Jane
Proseguono all’Apollo 11 di Roma le proiezioni de Il bambino di Vetro, un film che accompagna lo spettatore nel mondo delicato di un bambino costretto ad affrontare una dolorosa verità. Prendendo spunto da un romanzo di Giacomo Cacciatore il regista Federico Cruciani ha realizzato una singolare rappresentazione di piccolo spaccato della Sicilia dei nostri giorni attraverso il punto di vista di un bambino. A noi ha raccontato questo suo lavoro.
Dopo le sue numerose e diverse esperienze teatrali questo è il suo primo lavoro dietro la macchina da presa, com'è stato il passaggio dal teatro al cinema?
“Non ho avuto particolari difficoltà. Anche in
teatro il regista deve avere le idee chiare e soprattutto saper guidare gli
attori. In più, sul set, sono stato aiutato da grandi professionisti, a
cominciare dal direttore della fotografia Duccio Cimatti. È importante secondo
me avere piena consapevolezza della differenza tra i due linguaggi. Il cinema
poi, rispetto al teatro, è un'industria molto più grande e costosa e questo
arriva a incidere sui tempi artistici di realizzazione e sulla quasi
impossibilità di tornare indietro sui passi compiuti. Questa è la vera lezione
che ho imparato da questa esperienza: un regista, al cinema, deve cercare di
sbagliare il meno possibile nel poco tempo che gli è dato a disposizione”.
Come mai ha scelto di dirigere un lavoro ispirato a un romanzo?
“Ho letto il romanzo di Giacomo
Cacciatore molti anni fa. Cercavo il soggetto per fare un primo film e rimasi
folgorato all'epoca dal modo originale in cui quel libro, una sua parte almeno,
affrontava un tema abusato come quello della mafia. Quello che soprattutto mi
colpì era il suo spostare l'attenzione dalla violenza propria di ogni famiglia
criminale, alla violenza domestica, intima, di una qualsiasi famiglia. Nel film
si tratta la storia di una famiglia palermitana socialmente disagiata, in cui i
due temi sulla violenza arrivano al punto di mescolarsi e confondersi”.
In effetti il tema della mafia negli ultimi anni sta prendendo sempre
più piede nel cinema. Nel suo film però si percepisce che la mafia non è il
vero obiettivo della narrazione e nemmeno il problema centrale della storia.
Come mai ha optato per questa scelta?
Paolo Briguglia |
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