venerdì 3 marzo 2017

MR UNIVERSO - Intervista ai Regista Tizza Covi e Rainer Frimmel

 di Alex M.Salgado


Dopo il caso di Non è ancora domani – La Pivellina, film pluripremiato che ha rappresentato l’Austria agli Oscar 2009, Das ist alles (2001), Babooska (2005), Tizza Covi e Rainer Frimmel tornano ad esplorare il mondo del circo con Mister Universo, al cinema dal 9 marzo con Tycoon Distribution.
Raggiungiamo i due registi per una bella chiacchierata sul film e sul loro cinema.
Perché da tanti anni vi occupate dell’ambiente del circo?
Come nasce l’idea del flm?
Dopo Non è ancora domani – La pivellina avevamo promesso a Tairo che avremmo lavorato ancora con lui. Così abbiamo cercato una storia che potesse unirlo a un’altra persona eccezionale che conosciamo da tempo, Arthur Robin. Noi non facciamo casting, scriviamo sempre le sceneggiature sui nostri protagonisti reali. Conosciamo Tairo, sappiamo che è superstizioso: questa storia potrebbe benissimo appartenergli veramente. 

Abbiamo già incontrato Tairo Caroli in Non è ancora domani - La pivellina (2009). Allora avevate dichiarato di voler girare una storia basata su di lui. Cosa vi aveva trasmesso Tairo? Che cambiamenti avete notato in lui, quando lo avete ricontattato?
TIZZA COVI: Già allora era chiaro che Tairo aveva il talento di fare la cosa sbagliata al momento giusto. Questo rivela un gran potenziale comico, ma allo stesso tempo dimostra tristezza e attira un certo tipo di empatia. È una persona con svariate sfaccetature, il che lo rende un personaggio molto ambivalente.
RAINER FRIMMEL: Dopo aver girato Non è ancora domani – La Pivellina, non abbiamo perso di vista Tairo e abbiamo spesso parlato con lui dell’ipotesi di girare un altro flm insieme. In un certo senso se lo aspettava; quindi non è stato come se lo avessimo rivisto dopo tanto tempo.
C'è un cliché sul mondo del circo che parla di libertà e viaggio. Ma nei primi circhi dove siamo stati, abbiamo visto questi tendoni alle periferie delle città, nel fango, con poco pubblico: tutto quello che ci immaginavamo, non era vero. Per questo ci interessa far vedere che la realtà è diversa.

In Non è ancora domani - La pivellina è un bambino da solo in un parco-giochi; in The Shine of Day uno zio sconosciuto che spunta d’improvviso nella vita di un attore impegnato; adesso è un talismano smarrito. Come trovate questi elementi scatenanti per i vostri viaggi cinematografici?
TIZZA COVI: Le nostre storie appaiono sempre molto semplici, ma dietro c’è una grande ricerca intellettuale. Guardando indietro, sembra abbastanza logico che abbiamo scrito questa storia per Tairo e Arthur Robin. Arthur Robin è un ex Mister Universo che incontrammo diciotto anni fa ed era molto tempo che volevamo lavorare con lui. Nei primi tempi ricevete molte offerte per il cinema, ma le rifiutò tutte per i suoi impegni con il circo. Lavorare su un flm come il nostro ha anche voluto dire per lui abbandonare il suo spazio protetto. Per questo motivo ci ha pensato a lungo, prima di decidere che ci voleva provare, a ottantotto anni.
RAINER FRIMMEL: Una delle sfide che ci poniamo sempre è collegare persone completamente diverse in una storia che sia il più semplice possibile. Personaggi diversi che vogliamo inserire nel flm devono entrare in relazione grazie a sequenze di eventi plausibili, che potrebbero aver luogo davvero. 

Un addestratore di animali feroci e uno “strongman”. Il tema della forza, fisica e mentale, razionale e irrazionale, per voi sembra centrale. Quando ve ne siete resi conto?
TIZZA COVI: Me ne sono accorta durante il processo di scrittura, quando abbiamo esplorato sempre più a fondo il tema della superstizione come forza irrazionale. Wendy Weber, la nostra protagonista femminile, ha un ruolo importante, perchè lei stessa è molto superstiziosa. Grazie a Wendy molte cose s’intrecciano.
RAINER FRIMMEL: La sbarra di ferro piegata ci ha permesso di rappresentare in maniera molto concreta le varie sfaccettature del tema della forza, in tute le sue forme, ma molti elementi chiave potrebbero essere semplicemente venuti fuori durante il lavoro, per opera del caso.

Com’è la storia di quello strano posto, dove sembra che la forza di gravità sia invertita? Mi riferisco alla c.d. “salita in discesa” (illusione otica che avviene in alcune strade in pendenza per la quale l’infuenza dell’atrazione gravitazionale sembra paradossalmente invertirsi) che mostrate nel flm.
TIZZA COVI: Quel posto è a sud di Roma, non lontano da Castel Gandolfo, dove il Papa ha la residenza estiva. Un elemento particolarmente importante per noi in questo flm è il contro-movimento, l’andare contro corrente, l’essere diversi. La strada dove tutto va in salita anziché in discesa ne fornisce un ottimo esempio.
RAINER FRIMMEL: Molta gente è convinta che qui ci siano in azione forze soprannaturali. È una questione di percezione soggettiva che potrebbe essere spiegata in maniera molto semplice, ma poi si perderebbe la magia. 

Il titolo, “Mister Universo”, rappresenta Arthur, l’uomo celebrato in gioventù come il più forte del mondo per la potenza dei suoi muscoli. Non comprende anche la domanda di chi o cosa determini il nostro destino?
TIZZA COVI: Arthur ha preso il destino nelle sue mani fin da giovane. Aveva un solo obietivo nella vita, diventare Mister Universo, e l’ha raggiunto lavorando sodo. Oggi Arthur è un uomo felice, ma è più facile pensare che il suo destino sia determinato da altre forze, come un talismano.
RAINER FRIMMEL: Ed è esatamente quello che crede Tairo; si è fissato sul fatto che Arthur gli piegherà un’altra sbarra di ferro, per fargli un nuovo amuleto, che sarà in grado di rimetterlo in sesto. È per questo che si mette in cerca di Arthur, senza sapere se lo troverà o cosa succederà dopo. È stato bello vedere come l’incontro con “Mister Universo” sia stato davvero significativo per Tairo. Non perché Arthur gli abbia insegnato a piegare il ferro a mani nude o come aumentare la sua forza, ma perché è successo qualcosa a livello mentale. E Arthur a sua volta ha beneficiato di questo incontro. È una persona di gran dignità che vive seguendo riti molto rigidi; tutto deve sempre seguire un ordine preciso. E improvvisamente Tairo spunta nella sua vita e gli mette il mondo sottosopra. Poteva andare male, ma Tairo gli è piaciuto molto. 

Questa è la prima volta che troviamo Arthur in uno dei vostri flm. Come lo avete incontrato?
TIZZA COVI: Lo incontrammo a fine anni ’90. A quel tempo stava ancora lavorando nel circo e andammo a vedere il suo spettacolo. Piegò una sbarra di ferro per noi e ce la diede in regalo. La conserviamo ancora, dopo diciotto anni; ha un gran valore per noi. Scoprimmo la sua storia e incontrammo anche sua moglie, Lilly. L’entusiasmo che hanno l’uno per l’altra e il modo in cui riescono a prendere la vita nelle loro mani ci hanno sempre affascinato. Oggi Arthur e Lilly vivono in un safari park: Lilly è responsabile del suono di uno spettacolo circense giornaliero, Arthur controlla i biglietti, ma fa anche quello con dignità e precisione. E penso sia stato molto bello come abbia enfatizzato nel flm che grande fortuna sia stata per lui aver incontrato Lilly. Questo è quello che rende Arthur Robin l’uomo che è.

Le vostre sono sempre storie il più vicino possibile alla vita reale. La professione itinerante della gente del circo è per defnizione connessa con movimento, transitorietà, instabilità. Avete già descrito quest’ambiente in quatro opere e le vostre storie sono anche centrate sulla transitorietà della vita, come se il punto di partenza avesse preso il sopravvento, trasformando il vostro lavoro in qualcosa di diverso.
TIZZA COVI: Il nostro lavoro conserva molte cose che non esisteranno nella stessa forma in futuro. Non manca molto perché non ci siano più domatori di tigri e leoni e in linea di principio è una buona cosa. Sono professioni che stanno morendo. Professioni che si possono criticare duramente, ma che hanno molto a che fare con la natura umana, non solo per le persone che fanno quei lavori, ma anche per coloro che assistono da spetatori. È molto importante per noi conservare tuto ciò senza giudicare. 

Il vostro si può definire un cinema del reale?
Cerchiamo di avvicinarci più possibile a quello che vediamo quando la cinepresa è spenta. Siamo documentaristi nel cuore; quindi questo è un film “di fnzione” ma, per esempio, facciamo improvvisare i dialoghi ai protagonisti. E’ un bell’avvicinamento alla realtà. 

In Babooska e anche in Non è ancora domani - La pivellina abbiamo visto sopratuto artisti circensi in allenamento, mentre l’azione nell’arena del circo era esclusa. Ora in Mister Universo è diverso: vediamo esibirsi sia Tairo che Wendy. Perché questa volta è importante mostrarli anche nell’arena del circo?
TIZZA COVI: Sicuramente non volevamo scene perfete di Tairo come domatore di leoni. Ci siamo limitati a semplici inquadrature dell’arena del circo. L’atto deve rimanere parte della storia senza ingigantirsi e diventare nel film qualcosa di spettacolare. La visione da dietro le quinte funge da contraltare all’eccitazione che il circo offre dalla prospettiva del pubblico.
RAINER FRIMMEL: Per noi era importante mostrare al pubblico fin dall’inizio che Tairo è un vero domatore di leoni, che entra nelle gabbie con gli animali e lavora con loro senza paura. Mostriamo l’esibizione di Wendy perché ci affascina vedere come può contorcere il suo corpo, così come Arthur piega una sbarra di ferro. Volevamo che il film si finisse su quell’associazione d’idee.

Nel flm non è detto esplicitamente ma volevate rappresentare anche il declino del circo?
Il lavoro con animali feroci è destinato a finire tra poco, in molti paesi dell’Unione Europea è già vietato e lo sarà presto anche in Italia. Il circo simbolizza tute le cose che stanno svanendo, come i piccoli negozi, e anche il flm analogico: non a caso giriamo in pellicola. 

A questo proposito, Mister Universo è dedicato a chi ha perso il lavoro a causa della digitalizzazione dei flm. Come sono cambiate per voi le condizioni di produzione, giacché lavorate ancora su pellicola? Lo scimpanzé nel flm rappresenta il testimone di un mondo cinematografco diverso?
TIZZA COVI: La vecchia scimpanzé Lola, che ha lavorato con grandi registi come Fellini, è davvero testimone di un mondo cinematografco perduto che non esisterà più, in quella forma. Per fare un esempio pratico: io e Rainer, quando siamo a Roma, utilizziamo una sala dove decenni orsono furono creati grandi flm italiani; qui, ci hanno mostrato la stanza dove erano riposte le macchine per tagliare i negativi. Ci sono almeno quaranta postazioni di lavoro, e ora sono tutte vuote. È dura pensare a cosa si sia perso in termini di abilità e passione.
RAINER FRIMMEL: Numerosi stabilimenti di sviluppo e stampa in giro per il mondo hanno chiuso negli ultimi anni per la digitalizzazione del cinema. Non vuol solo dire che si sono persi posti di lavoro, ma anche che la conoscenza che si otiene dall’esperienza è stata persa per sempre. Solo alcuni di questi laboratori analogici sopravvivranno: forse uno o due in Italia, forse uno in Germania; e copie d’archivio saranno ancora create su celluloide per lungo tempo.
TIZZA COVI: ...Ma i giorni del grande cinema in celluloide sono decisamente finiti.

Che conseguenze presagite da questi sviluppi?
RAINER FRIMMEL: Abbiamo ancora intenzione di girare i nostri prossimi progetti su pellicola. Mister Universo è stato il nostro quinto flm analogico; abbiamo comprato un sacco di pellicola Fuji. Ora, però Fuji non produce più pellicole. Il nostro prossimo film sarà su Kodak. La pellicola è semplicemente il mezzo che si adata meglio al nostro modo di lavorare.

Allora continuerete con lo stesso mezzo e lo stesso contesto per il vostro prossimo progetto?
TIZZA COVI: Ci sembra che con Babooska, Non è ancora domani - La pivellina, The Shine of Day e Mister Universo abbiamo descrito questo mondo a sufcienza.
RAINER FRIMMEL: Il fato che la ricerca in Mister Universo alla fine sia un successo forse rifette la nostra esperienza artistica di ricerca e ritrovamento. Ora possiamo concentrarci su qualcosa di diverso.
TIZZA COVI: Dopo tutto ci sono svariati universi. 

grazie a:
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